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1609: Gabriele Bertazzolo realizza un nuovo sostegno

(tratto da Claudio Gobbetti: "Governolo: un viaggio nella storia" p.10


  Disegno seicentesco della Conca
realizzata dal Bertazzolo


Dopo il restauro del 1608 della chiusa ormai in condizioni rovinose, l'8 marzo del 1609, iniziò la costruzione della famosa conca di navigazione a Governolo. Fu il noto e celebre ingegner Gabriele Bertazzolo a idearla e quindi realizzarla. A quell'epoca costumava iniziare ogni grandiosa opera affidandosi a Dio per la buona riuscita. In tale circostanza sia a Mantova che a Governolo furono fatte molte orazioni pubbliche. Il Vescovo si ammalò. Per non perdere l'opportunità della stagione favorevole fu deliberato di iniziare ugualmente i lavori il giorno 8 marzo.

A svolgere le veci del Vescovo fu il parroco di Governolo, il quale benedisse tre pietre fissate nel mezzo delle fondamenta della fabbrica.

Appena il Vescovo si ristabilì in salute, intraprese il viaggio verso Governolo e impartì la benedizione pastorale ai lavori. Egli inoltre benedisse due lapidi marmoree e alcune medaglie d'argento e di bronzo che .furono poi gettate nelle fondamenta.

 

Lapidi sulla conca del Bertazzolo

      

Alcune lapidi sono tuttora presenti su una parete esterna della chiusa oggi interrata e abbandonata. Le lapidi rovinate dalle temperie sono state restaurate. Le foto sopra riprodotto sono state fatte nel 1985 quando erano ancora riconoscibile le scritte.[1]

E' qui riportato il contenuto in latino ed in italiano della prima lapide che fu posta sull'ala grande della chiusa (oggi fortemente deteriorata):

 

SERENISSIMI  VINCENTII  GONZAGAE

MANTUAE  IV  ET  MONTISFERRATI  II  DUCIS,

ET PRINCIPIS,  AD  OMNIA  EXCELSA  NATI,  JUSSU.

HAEC  QUAE  AQUARUM  IMPETU,

PRISCORUM  BELLORUM,  TEMPORUMQUE  INIURIA

DIRUTA,  AC  PENE  EVERSA  IACEBANT;

GABRIEL  BERTAZZOLUS  LAURENTII  FILIUS,

ACQUARUM  PRAEFECTUS,

AERE  PUBLICO

MELIORI  FORMA  REFICIENDA,  AC  INSTAURANDA

CURAVIT.

ANNO  D.NI  MLCVIII

 

 

TRADUZIONE

Per ordine del Serenissimo Vincenzo Gonzaga, quarto Duca di Mantova e secondo di Monferrato, nato per le grandi cose, Gabriele Bertazzolo di Lorenzo, prefetto delle acque, con pubblico denaro, curò che queste chiuse che l'impeto delle acque e delle antiche guerre, nonché il tempo avevano sgretolato e quasi rovinato, fossero restaurate e con più modernità rifatte. L'Anno del Signore 1608.

 

Nella seconda lapide, molto più lunga e dettagliata si leggeva in latino il messaggio riportato in questa pagina in italiano moderno:

« Il Serenissimo ed Invitto Signore Vincenzo Gonzaga, quarto Duca di Mantova, secondo del Monferrato, Ottimo Principe, clementissimo e provvidentissimo al fine di provvedere al bene pubblico, all'agevolazione della navigazione, alla salubrità dell'aria e alla purezza delle acque vitali, gettò le fondamenta di questa opera grande certamente e memorabile, sia per regolare il lago, sia per contenere in esso, a suo giudizio, la forza delle acque.

Gabriele Bertazzolo, figlio di  Lorenzo, prefetto delle acque, concepì e illustrò tale costruzione, con strenuo lavoro la seguì, appoggiato dagli auspici felici del Gloriosissimo Principe; e al fine di perennare la gloria di un tanto Principe, sprezzando le difficoltà, e contro l'opinione di tutti, superate l'altezza delle acque ed il vuoto del profondo limo, con lo ausilio di fortissimi lavori di consolide, con l'aiuto meraviglioso del buon Dio, curò la costruzione della fabbrica.

Frate Francesco Gonzaga, insigne uomo per la pietà, Principe del Sacro Romano Impero, Marchese di Ostiano, per Grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica Vescovo di Mantova, pose la prima pietra benedetta a fondamento dell'opera, dopo d'aver ritualmente invocato il Celeste Nume, e con la sacra benedizione asperse e l'opera e i costruttori. L'anno del Signore 1609 »[2]

 

Nel libro che il Bertazzolo indirizzò al Duca Vincenzo riguardo il progetto del nuovo sostegno, precisò di essere stato testimone oculare dell'esistenza dei resti dell'antica chiusa fabbricata ad un solo transito dal Pitentino nel 1198. Egli affermava che le fondamenta si potevano vedere quando il Mincio era in gran siccità.

Inoltre precisava che la chiusa esistente nel 1609 era quella suddivisa in due bocche costruita nell'anno 1394 da Francesco Gonzaga. Di quella chiusa lasciò un suo disegno allo scopo di evidenziare lo stato di precarietà che si poteva osservare a quei tempi.

Il nuovo progetto fu realizzato accanto alla bocca dove già passavano le barche, dalla parte delle case del borgo (sponda sinistra). Il fabbricato aveva la funzione di permettere. il passaggio delle barche in situazioni di serramento della chiusa, sia nei momenti di eccessiva acqua che in quelli di scarsità nel lago di Mantova.

A quel tempo i barcaioli per attraversare la conca con le loro imbarcazioni, dovevano ricorrere all'impiego da tre a cinque argani per i quali occorreva la forza di dieci, venti o più persone. Questa operazione richiedeva la spesa di mezzo o intero scudo.[3]

La realizzazione del Bertazzolo permise il passaggio di due barche alla volta senza pericolo e con ridottissima spesa per il minor impiego di persone ...

I lavori per assicurare la migliore navigabilità, secondo il progetto del Bertazzolo, proseguirono per molto tempo. Fu durante questi scavi per le fondamenta della chiusa che il Bertazzolo trovò una gorra marina (vedi pag. origini di Governolo)[4].

L'opera riscuoteva ammirazione, tanto che un contemporaneo, Orazio Navazzotti, dedicava al Bertazzolo nel suo discorso sopra il nuovo sostegno, questo sonetto:

 

Mentre del Mincio il liquido cristallo

Tenti innalzar d'intorno al patrio nido,

Gabbriele, e ne dai ricordo fido,

E all'ampio esito suo già stringi il vallo.

Le Ninfe del bel Lago in lieto ballo

Cantano sul fiorito, e verde lido;

E'1 tuo nome innalzando in chiaro grido,

Chiudono all'onde, ancb'esse, ogni intervallo.

Novo Piton, che dall'erboso fondo

Sorgea del Lago ad infettar la Terra,

Fia che per opra tua sommerso reste:

Già in più vaste acque si ripara, e serra

La bella Manto, e sotto aer più mondo

Di più verd'erbe, e più bei fior si veste.

    RITORNA

 

[1] F. AMADEI, Op. Cit., VOI. III, pag. 254.
[2] Tratto da E. Azzi, op. cit., pagg. 78-80.
[3] G. Bertazzolo, op. cit. "Discorso sopra il nuovo sostegno…", pag. 37-42.
[4] C. Gobbetti "Governolo un viaggio nella storia" pag. 17