Il maestro Valentino Giovanelli

Il maestro Giovanelli nei suoi articoli o lettere al direttore era solito mettere in risalto le manchevolezze degli amministratori locali e non, con l'uso di similitudini e racconti scherzosi. Leggete questo suo scritto dell' 11 maggio del 1957. Qualche lettore, elencato più sotto, si ricorderà di quei tempi e sorriderà.

Allegro...funerale a Governolo.
La vecchia "Bolognani" si era soltanto impappinata.

A Governolo la " Bolognani" la conoscono tutti e adesso poi….. Non crediate che si tratti della televisiva " Leonessa di Pordenone", siamo in un campo diversissimo. La "Bolognani " è soltanto una vecchia 1100, trasformata in un furgoncino dal proprietario Carlo Costa. Il soprannome le deriva dal fatto che…..rispondeva subito, cioè nonostante la sua venerabile età, era docile ed ubbidiente. Col camioncino,dunque, il Costa e la sua numerosa comitiva d'amici scorrazzavano per la provincia ogni domenica e feste comandate, per spassarsela allegramente.
Un brutto giorno però, come è come non è , la Bolognani comincia ad impappinarsi e non si trova il modo di avviarla. Esausto, il motore aveva ceduto ed in fondo non c'era da meravigliarsi: gli anni sono anni e poi ne aveva fatta di strada! Comunque, alla congrega degli utenti spiaceva separarsi dalla 1100 mandandola semplicemente da un robivecchi. Quindi pensavano di organizzare un funerale in piena regola, per le vie del paese. C'erano tutti: Rossi detto " Belzebù ", Giovannini alias " sèt èti", Enzo Mugugna, Bruno Zampolli, Giulio Bernardi, Leandro Maccari, Walter Facchini, Costante Bombonati, Bruno Zimbelli, Luigi Ferrari, Gino Benetti, Pierino Previdi, Pierino Vicini, Gino Cavicchini. E ancora Enzo Mari, Giulio Ghirardi, Athos Beduschi, Rino Rossi, Angelo Zimbelli, Renzo Imprenti, Rino Ghibellini, Gioacchino Messori, Enzo e Leonardo Ghidelli, Mario Beduschi, William Negri, Giuseppe Mazzali, Silvio Benedini, Carlo Giacomelli, Bonfiglio Lasagna e Angiolino Moccogni. Una bella squadra come si vede per le estreme onoranze della vecchia carretta che, trainata da un trattore, veniva scortata solennemente attraverso Governolo. Sulla macchina salivano "Belzebù" e Gino Benetti mentre Valentino Giovanelli e Luigi Ferrari reggevano i cordoni. Addio cara " Bolognani "! Ma la vita spesso si compiace di colpi di scena. Ad un certo momento, non si sa bene come, la 1100 dava un sussulto e, tra la sorpresa generale, il motore riprendeva a funzionare. Proprio così; il meccanico ci aveva perso sopra i sonni dandola per spacciata. Invece la " Bolognani " s'era permessa - evidentemente - soltanto un periodo di riposo e, sul più bello, aveva ridato segni di vita. Roba da non crederci. Considerato il lietissimo evento quindi, il funerale si è subito trasformato in un corteo trionfale. Ed ora le scorrazzate in provincia possono allegramente riprendere.

Valentino era anche capace con i suoi racconti di toccare i sentimenti più profondi. Leggete questo suo brano dallo stile da libro "Cuore".

14 gennaio 1956: Gente di casa nostra

Caro vecchio bidello

Non è ancora completamente dissolta l'atmosfera delle grandi festività invernali. Ancora di casa in casa, di bocca in bocca si sente volare qualche augurio. C'è un pensiero buono per tutti . per i parenti, per gli amici, per i buoni , per i cattivi e,soprattutto, per i più intimi e per gli infelici, il cuore e la mente scrutano nel passato alla ricerca di persone care da ricordare. Di molti , di tanti ci sovviene, ma spesso ci si dimentica di quelli che al nostro passato sono intimamente legati ai nostri più dolci ricordi dell'infanzia gioiosa e spensierata.
Chi si ricorda infatti di quel vigile, burbero e benefico custode che risponde al nome di bidello? Per puro caso di lui mi sovvenni attorno a Natale e volli andarlo a trovare. Alla vecchia scuola " Ippolito Nievo" di via Grioli non c'era più: uno più giovane l'aveva sostituito. Dopo laboriose ricerche, lo ritrovai in una soffitta di vicolo dell'Angelo in un'umile stanzetta. La vigile, ciarliera e buona moglie Elide, mi accolse con un lieto sorriso sulla bocca, mentre i suoi occhi brillavano di commozione.
Il vecchio bidello Quaranta al mio apparire si alzò, mi abbracciò e non seppe dir verbo.
Solo il suo respiro si era fatto più affannoso ed il suo cuore, già molto malato, sembrava volesse scoppiargli in petto.
Quando si risedette, due grossi lacrimoni gli bagnarono le guance. I suoi occhi, un tempo vivaci, mi fissavano inebetiti e meravigliati. Era facile capire che la sua mente spolverava il suo tempio dei ricordi. Ora sicuramente rivedeva in me le centinaia, le migliaia di ragazzi che con me e come me erano stati sotto la sua custodia.
Quanti di quelli che oggi occupano posizioni invidiabili e che a quel tempo l'avevano fatto, come diceva lui, andare in bestia, si sono ricordati di lui? Povero Ferruccio! Quanta commozione e quanta gioia in quel suo sguardo. Io lo rivedo in quelle sue mansioni di bidello. Gridava sempre, era burbero, ma nessuno ebbe da lui noie. Tutto si limitava spesso a rimbrotti di nessuna importanza. Già da allora era minato nel fisico per quella scheggia che attraverso il braccio gli era entrata, in un'azione di guerra, nel polmone e spesso gli procurava dolorose crisi. La polvere che egli sollevava pulendo le aule e i lunghi corridoi, ligio al suo dovere, non gli era certo benefica.
Egli non si lagnava e soffriva, come ora, in silenzio. La casa, la famiglia ed i ragazzi della scuola erano tutto il suo mondo e chiedeva altro un po' di benevolenza.
Sì , caro Quaranta, in questi anni di tribolato riposo, avresti bisogno di maggior riconoscenza. A te basterebbe un piccolo ricordo, una parola buona da quell'innumerevole schiera di bimbi per farti contento. L'ho capito da quel tuo sguardo muto, da quelle tue lacrime, caro, vecchio bidello della mia adolescenza.


VALENTINO GIOVANELLI


Valentino è nato a Roncoferraro il 6/11/1911 e si è spento il 22/5/1992. Insegnante elementare a Mantova subito dopo il conseguimento del diploma, e poi in vari paesi della provincia fino alla definitiva cattedra a Governolo.
E' stato premiato con medaglia d' oro dal Ministero della Pubblica Istruzione. Corrispondente ufficiale per la Gazzetta di Mantova dal 23 maggio 1951 e saltuariamente anche per il Resto del Carlino.
F
igura di spicco nella Governolo del dopoguerra.
Grande cantore delle gesta dei "Pirati del Mincio" e fustigatore sulle pagine della "Gazzetta di Mantova", delle varie amministrazioni comunali con l'intenzione di tenere alta l'attenzione delle stesse su Governolo, la più grande frazione del Comune. Collaborò in prima persona all'istituzione del Centro di Lettura , presso le scuole elementari di Governolo.
Da ricordare inoltre che è stato uno dei fondatori, assieme alla dinastia dei Negrini, della "Scuola di Navigazione Interna di Governolo".

La Brunetta gli ha dedicato una toccante poesia in vernacolo:

Al maèstar Valentino ( pisnìn)

Mì al ricordi cun cumùsiùm, figura a rimembranza
At Guèrnùl at l'altàr dì, ma in tanti còr ancora chì.
Al Maestar l'era prùnt ad ogni ocasiùn a scrivàr,
ad infioràr Guèrnùl e la su gent, con ironia e simpatia.
Tuti il ciamava "conserva" parchè pront ad ogni ocasiùn
Ad animar Carnevai, festi, feri o a contar anca in sla Bagolona,
la nostra storia paesana sémpar con amor e devosiùn,
perché l'era la su véra pasiòn.
Tut quel calsà lasà l'è un patrimoni immens
da conservar con sentiment:
l'è la nostra vera Poesia da dismengar mìa.

Brunetta Vicini, Governolo, 07/02/2007

 

Dalla lettura dei suoi articoli, a volte graffianti ma pieni di umanità, si può ricostruire la vita dei governolesi ad iniziare dal primo dopoguerra. Così sulla Gazzetta descriveva la situazione di Governolo nel lontano 9 aprile del 1949 dal titolo : Ritratto poco confortante della "perla del Mincio":

Signor Direttore,
per la sua posizione, per i suoi commerci e traffici Governolo, chiamato un tempo "la Perla del Mincio", è sempre stato considerato fra i paesi più ridenti della provincia.
Oggi, dopo questo immane conflitto, esso è pressoché ridotto nella miseria e nello squallore. Le sue ferite non sono ancora rimarginate ed i suoi abitanti, nella maggioranza ridotti all'indigenza, vagano con una lenza lungo le sponde o si riuniscono a crocchi sulle mura diroccate al centro del paese, a parlare del tempo in cui si potrà pensare al domani senza preoccupazione.
Il Mincio, un tempo fonte di prosperità, non vede più che qualche rara barca solcare le sue pacifiche onde.
Dei due ponti che lo attraversano, uno, quello al centro del paese, è ridotto ad una passerella, e l'altro,costruito in legno durante la guerra, ha una portata inferiore alle necessità.
L' arteria di maggior traffico, la provinciale Mantova-Ostiglia, che attraversa il paese, è, da quando fu iniziata la strada nuova, in completo abbandono e gli autoveicoli, vi hanno scavato un vero solco ondulato e polveroso.
Alcuni lavori iniziati (ponti, strada provinciale, canali...) sono stati sospesi ed altri,di estrema utilità, non sono ancora stati iniziati per mancanza di fondi. cosicché alla paralisi del commercio, si è unito lo spettro della miseria e della fame. Da otto mesi, terrazzieri e barcaioli vivono di speranze e di promesse, accumulando debiti su debiti. Chi penserà una buona volta a costoro? Quando sarà possibile assicurare un po' di lavoro che sani nel contempo le ferite di questo disgraziato paese?

E lo sapevate che fino al 29 settembre del 1949 a Governolo c'era la caserma dei Carabinieri?

Chiusa a Governolo la caserma dei Carabinieri

Dopo settantanove anni la caserma dei carabinieri, per ordine (si dice) del Ministero dell'Interno, è stata chiusa.
La popolazione ha visto partire i carabinieri con grande disappunto e rammarico, pur tuttavia osa sperare che le autorità si adoperino per farli tornare.
Non è possibile che il centro più importante del comune rimanga senza i militi dell'ordine. Quali saranno le ragioni che hanno determinato un così grave provvedimento? Forse perché Governolo, pur avendo una fiera ed un mercato settimanali, è troppo pacifica? Un po' alla volta Governolo se nessuna autorità che abbia veramente a cuore il nostro paese, interviene, perderà non solo la caserma, ma il diritto di chiamarsi frazione.

Ecco una descrizione della situazione della piena

16 Novembre 1951: Piena a Governolo

Anche a Governolo, dopo giorni e giorni di tempesta è tornato il sereno in tutti i cuori. La spaventosa minaccia che ha sovrastato il paese è pressoché scomparsa. Ancora una volta Governolo, questo piccolo ed eroico paese misconosciuto, ha dato un fulgido esempio della sua civica maturità lottando unito e concorde contro l'immane pericolo dell'inondazione.
Come ognuno sa, tutto è cominciato con forti venti e piogge costanti. Le acque del Mincio a poco a poco si sono ingrossate e fatte minacciose. Nulla però lasciava prevedere una così spaventosa piena.
Governolo era poco preparata a ricevere tutta quell'acqua che il Po con tanto impeto le mandava. Piano piano, giorno per giorno la minaccia si faceva sempre più grave. Le acque salivano inesorabilmente. Si temeva per le vecchie mura sbertucciate. Il pericolo era imminente, le speranze si sfaldavano, svanivano. Uno spettacolo desolante già si presentava ai nostri occhi. Quei poveri abitanti delle case sulla riva del Mincio cominciavano il loro triste esodo senza speranza di ritorno. Su quelle facce, era scolpito un vivo dolore, intimo e profondo di chi abbandona la propria casa, per mendicar altrove un tetto dove passare l'inverno. Il paese assumeva un aspetto sempre più grave. Le sue sembianze erano quelle di un forte nel quale si stanno apprestando in fretta e furia le fortificazioni nella imminenza di un attacco.
Il geom. Cinzio Faccini del Genio Civile dirigeva il lavoro di trecento e più uomini che preparavano fortificazioni salde onde sconfiggere quel potente ed inesorabile nemico. Era una vera gara di generosità e di volontà. Tutti indistintamente hanno dato la loro opera indefessa e spontanea. Hanno validamente concorso alla riuscita le autorità capeggiata dal Sindaco, il Maresciallo dei C.C. con le forze dell' ordine, l' ing. Olindo Bergamaschi, il geom. Braguzzi e il Geom. Boccasanta. Fra gli agricoltori (molti dei quali hanno brillato per la loro assenza) che hanno messo a disposizione uomini e mezzi, sono da citare il sig. Petrobelli nob. Paolo, il sig. Zagni ed il sig. Nuvolari.
Nonostante le opere imponenti il Mincio non si dava per vinto superando ogni più nera previsione. Il momento di maggior trepidazione è stato mercoledì sera, quando il nostro fiume, dopo essere stato in relativa stasi a quota 9,27 ha ricominciato la sua ascesa vertiginosa tanto che alle ore 24 aveva raggiunto la quota massima di m. 9,49, vale a dire cm. 85 in più della piena del 1917.
Fu in questo tragico momento che tutto sembrava perduto. Gli uomini reclutati non bastavano. Occorrevano ancora uomini e mezzi. L'allarme si diffondeva in un baleno. Uomini e ragazzi anche al di sotto dei sedici anni accorrevano in massa sfidando ogni pericolo e pur di arginare l'acqua dirompente, si gettavano sulle mura e tamponavano muti e silenziosi le falle. La lotta si faceva dura, serrata, impari. I loro volti denotavano lo sforzo immane, ma non un muscolo rallentava il ritmo del lavoro. L'ordine era di resistere ad ogni costo e quegli uomini dimostravano di conoscerne bene il significato. Tre file di sacchetti erano già sulle mura, ma già se ne preparavano altri. Baluardo sopra l'altro sempre, continuamente, instancabilmente, senza posa. Le vecchie che assistevano a quella scena, avvertivano il pericolo, ma non trepidavano perché leggevano nel volto di quegli uomini una forza di resistenza superiore all'impeto delle acque. Cinque ore è durata questa lotta titanica fra l'uomo e la natura. Quando finalmente si è sparsa la voce che l'acqua si era fermata, un alto grido di gioia è sgorgato dal cuore: era la vittoria. Per questi suoi figli, Governolo meriterebbe di essere chiamata eroica. Purtroppo pochi, troppo pochi, sanno di questa lotta e sarà utile che queste poche righe servano a renderla nota ai molti, i quali non sanno, quanto valga l'amore, la fede e la concordia contro la prepotenza e la intemperanza.
Il triste bilancio delle famiglie senza tetto è di 62 con un totale di 290 persone. Si è costituito un comitato di assistenza che provvederà alla loro sistemazione; intanto però i sinistrati sono accampati sull'argine del Mincio, avvolti da coperte e riparati da tendoni.

Per iniziativa del Consorzio per l'Istruzione Tecnica viene istituita la Scuola per la Navigazione Interna, unica in Italia, per piloti di motobarche e motocisterne : è il 17 Dicembre 1958.

Per iniziativa del Consorzio Provinciale per l'istruzione Tecnica e per diretto interessamento del dott. Flores Bovi, è sorta a Governolo una scuola per piloti di motobarche e motocisterne. L'intelligentissima iniziativa riveste una particolare importanza in quanto il traffico fluviale va facendosi sempre più intenso e quindi c'è un'estrema necessità di meglio qualificare i piloti dei mezzi acquatici. Essendo Governolo un punto nevralgico della navigazione interna tra Venezia e Mantova, la scuola - che è unica in Italia - è stata istituita proprio in questo centro e si avvale, per l'insegnamento della parte tecnica, dall'espertissimo capitano di marina Amedeo Mazzocchi. Gli iscritti sono una trentina e seguono con profitto le lezioni, sacrificando molte delle loro ore libere. Dette lezioni vengono tenute ogni martedì e giovedì presso un'aula del casamento scolastico locale, gentilmente concessa dal Provveditore agli Studi di Mantova.
La maggior parte degli iscritti è di Governolo e appartiene a quella vecchia categoria di barcaioli che un tempo costituiva il ceppo maggiore e più importante della risorta Ambuleio. Conoscendo il Po e il Mincio come le loro tasche, questi " alunni" sono i piloti ideali per la conduzione di bettoline lungo i due fiumi, e per questo si è pensato alla loro qualificazione tecnica.

 


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