1820: Pellico, Confalonieri, Monti a Governolo

 

(Tratto da Claudio Gobbetti "Governolo: un viaggio nella storia" p. 135)

 

 

I patrioti Porro, Confalonieri e Visconti d'Aragona avevano fatto costruire a Londra un piroscafo mercantile, l'Eridano, destinato a viaggiare continuamente tra Pavia e Venezia, senza dare nell'occhio alla polizia austriaca in quanto veniva usato per apparenti operazioni commerciali. In questo modo fu loro facile instaurare segreti rapporti tra Piemontesi, Lombardi, Parmigiani, Modenesi, Mantovani, Ferraresi e Veneti.

Ma se il battello, di per sé, poteva passare inosservato, non altrettanto si poteva dire dei personaggi che ospitava: Silvio Pellico, Vincenzo Monti [1] e i tre proprietari Porro, Confalonieri e Visconti d'Aragona.

Durante il viaggio inaugurale, il battello si fermò a Governolo.

Lungo il percorso fluviale di discesa per il Po da Pavia e di risalita per il Mincio fino a Governolo, le rive erano affollate da spettatori.

Così si esprime l'Arrivabene, che ne attendeva appunto a Governolo l'arrivo:

« ... dopo molte ore di ansioso aspettare si vide da lontano una colonna di fumo e poscia il battello: silenzio universale. Ma, allorchè giunto dalla parte del villaggio lo rasenta e, girando maestosamente sopra se stesso, va a fermarsi sulla opposta riva, tutti gli astanti fanno echeggiare ambe le sponde di un immenso plauso ».

La Zaita è un fondo agricolo con imponente villa a 6 chilometri da Governolo (fra Bagnolo S. Vito e S. Biagio). In carrozza i graditi ospiti del Conte mantovano parlano del più e del meno, dei loro affari, del caldo che fa, del viaggio spettacoloso. Pellico avvia il discorso sulla situazione politica mentre erano diretti alla Zaita.

A Pellico, scrittore, pedagogo, che parla di carboneria ad un uomo solido; intelligente, munifico come l'Arrivabene, fu dedicato il nome di una via del paese.[2]

 

Chi è Silvio Pellico?

Silvio Pellico è l' intellettuale letterato e patriota italiano (Saluzzo 1789-Torino 1857) che aderì alla carboneria. Dopo un soggiorno a Lione, si stabilì a Milano, dove strinse una duratura amicizia con il noto intellettuale italiano Vincenzo Monti e con Foscolo.

Insegnò, si occupò di teatro, aderì alla carboneria, di qui l'arresto (1820), la condanna a morte commutata nel carcere duro, la prigionia nella fortezza morava dello Spielberg (1822-30).

La fama di Silvio Pellico è legata soprattutto al libro di memorie Le mie prigioni* (1832), uno dei capolavori della nostra letteratura risorgimentale, che ebbe subito un enorme successo di pubblico.

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[1] Vincenzo Monti è il noto poeta letterato intellettuale italiano (Alfonsine, Ravenna, 1754 -Milano 1828) considerato il maggiore rappresentante del classicismo italiano.
[2] Tratto da BENEDINI, Pagine di storia risorgimentale mantovana, op. cit., pag. 10.