Discorso letto durante la rappresentazione Attila S. Leone
esibita martedì 28 agosto 2007
nel contesto del tradizionale spettacolo
pirotecnico musicale sul fiume Mincio



Nell’anno 443 Attila fu proclamato re degli Unni.
Dopo aver sottomesso molte popolazioni germaniche riuscì a costituire una potenza militare tale da imporre pesanti tributi agli imperi sia d'oriente che d'occidente.

Nel 452 scese in Italia per conquistarla e per reclamare le sue nozze con Onoria, sorella dell’imperatore Valentiniano III e figlia di Placida Augusta.

Lungo la via, il suo esercito saccheggiò numerose città e rase al suolo Aquileia.
Tutto il mondo romano iniziò a tremare trattenendo il respiro.
Dopo Aquileia, gli Unni scesero nella pianura Padana e conquistarono Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo, Milano e Pavia.
Per un po’ di tempo Attila rimase fortificato a nord del Po.

L’imperatore Valentiniano III fuggì da Ravenna per rifugiarsi a Roma;
il patrizio generale Flavio Ezio rimase sul campo ma gli mancava la potenza militare necessaria per affrontare il temuto invasore che, per la sua ferocia, fu detto "flagellum Dei".

La paura che Attila si dirigesse a Roma spinse il generale Ezio a convincere il pontefice ad intervenire.

La delegazione, inviata ad incontrare Attila, era composta da tre uomini, fra cui papa Leone I, e due importanti senatori romani:

- il primo era Trigezio, Prefetto di Roma,
- l’altro senatore era il patrizio Gennadio Avieno, un ricco politico.

Un’ambasceria guidata dal Pontefice Massimo, fu un evento sensazionale e per di più guidata da un papa come Leone I, uomo di indiscussa forza e coraggio e di notevole abilità diplomatica.

La presenza di un Pontefice sta a significare che l’impero era debole militarmente e stava tremando.

Roma era la città sacra e Attila e i suoi sciamani temevano il sacro.

Molti sono i racconti attorno a questo storico incontro: c’è chi disse che i Santi Pietro e Paolo fossero apparsi minacciosi a fianco di Leone I, o che Attila rimanesse profondamente impressionato dall’eloquenza di Leone, dai suoi paramenti papali e dal suo aspetto maestoso.

Quel che è di certo che i due uomini si parlarono da soli, lontano da tutti.

Coloro che scrutavano da lontano potevano solo notare il silenzio che avvolgeva le due figure, forse le espressioni mutevoli dei loro visi.

Alla fine, clamorosamente, il re Attila si ritirò, tornò dai suoi e fece retrocedere i suoi militari salvando Roma senza pretese, né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate.

Sulla campagna di Attila in Italia verranno ripresi gli scritti dell’ostrogoto Jordanes e poi del longobardo Paolo Diacono. Tutti d’accordo nel riferire che l’incontro è avvenuto sul fiume Mincio.

Ma dove di preciso?

Jordanes, 100 anni dopo, inserisce nel racconto che Papa Leone incontrò Attila in "Agro Venetum Ambulejo, ubi Mincìus amnis commeantium frequentatione transitur" ( nel campo veneto Ambuleio dove il fiume Mincio è attraversato da una moltitudine di viaggiatori ).

Più avanti, nell'VIII secolo, Paolo Diacono arricchisce il racconto con un nuovo importante particolare: "eo loco, Mincìus fluvius in Padum influit " ( nel luogo dove il Mincio entra nel Po)

Anche la "Historia Miscella" dell'XI sec. di Londolfo Sagace, coincide in tutto con Paolo Diacono.

Dagli accurati studi del Prof. Compagnoni Alberto, nel periodo tardo antico, la zona dove il Mincio entrava nel Po, non era vicino a Cavecchia come oggi, ma qui vicino, forse sotto i nostri piedi, dove fra poco verranno lanciati i fuochi d’artificio.

Nel 1614 il noto ingegnere Gabriele Bertazzolo fece arrivare da Roma le reliquie del Santo Pontefice e furono collocate nell’antica chiesa parrocchiale di Governolo.
Inoltre, fece commissionare dal valente pittore Francesco Borgani un’ammirevole tela ad olio che raffigura lo storico incontro di Attila e S. Leone. Da quella data, iniziò la tradizione religiosa governolese di fare onore al santo.

A noi piace pensare che questa semplice rievocazione possa mantenere vivo il ricordo di quello storico incontro per non relegarla nell’ oblio.

Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato alla rappresentazione storica.

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