1116: l'Imperatore Enrico V

soggiorna nel castello di Governolo

Tratto dal testo C. Gobbetti "Governolo un viaggio nella storia" p. 43

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Dopo aver visto come la Contessa tenesse volentieri la sua Corte a Governolo, ora è la volta dell'Imperatore Enrico V.

Egli, dopo la morte della Contessa, venne in Italia per assumere l'eredità matildica e, proprio nel nostro castello, soggiornò per diversi giorni.

A testimoniare questo grande evento nella storia del nostro paese, vi sono i documenti n. 170, n. 171, n. 172 (secondo la numerazione del R.M. del Torelli) il cui luogo di emissione è Governolo.

I primi due sono datati il 10 maggio 1116, mentre il n. 172 è in data 12 maggio ed è conservato nell'Archivio di Stato di Milano.

Durante uno di questi soggiorni, l'imperatore avrebbe preso la decisione di abbattere il palazzo imperiale che sorgeva nel centro della città di Mantova per edificarne un altro in periferia, in borgo S. Giovanni. Decise l'esenzione dell'albergaria, cioè del contributo per il mantenimento dei militi imperiali quando erano impegnati nelle imprese belliche nel nostro territorio.

Implicitamente l'imperatore assicurava che nessun Signore avrebbe preso il posto dei Canossa, e Mantova tornò quindi ad essere tutta imperiale.[1]

 

1140: Importante porto con mercato a Governolo

E' interessante la precisazione del Vaini[2], il quale cita l'esistenza a Governolo di un porto di grande importanza dove fin dal 1140 si teneva pure un mercato. Questa notizia appare nella traslitterazione del Nicolíni di un documento datato 13 gennaio 1140 così riportata:

« ..., tali vero tenore, quod hinc ad mercatum Gubernuli proxímum venientem redditos habere debet XX solidos Mediolanensi... »[3]

 ( ... in tale maniera che da ora al prossimo mercato di Governolo deve avere in restituzione 20 soldi di Milano).

In questo porto venivano controllate le merci. Vi era infatti un notaio il quale registrava la quantità e il valore delle merci, il nome del conduttore, la provenienza e la destinazione, distinguendo in appositi libri le imbarcazioni che scendevano e quelle che risalivano. Erano previste pene per le navi inadempienti ai regolamenti ordinati.[4]

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[1] Vedi anche OVERMAN, Contessa Matilde e sue proprietà, pag. 15.
[2] VAINI, Dal comune alla Signoria, Istituto di Storia Economica, Universítà Commerciale L. Bocconi, Franco Angeli, 1986, pag. 163.
[3] U. NICOLINI, Arcb. Monastero di S. Andrea, cit., XXXI, pag. 35, 13 gennaio 1140.
[4] VAINI, Dal comune alla Signoria, op. cit., pag. 304-305.