1357: Il tradimento del comandante di Governolo

(tratto da Claudio Gobbetti: "Governolo: un viaggio nella storia" p.57)

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Il matrimonio di Ludovico Gonzaga con Alda, figlia di Obizzone d'Este, chiuse i lunghi contrasti della famiglia Gonzaga con gli Estensi.

Verso la metà del 1300 dominavano a Milano i fratelli Bernaḅ e Galeazzo  Visconti.

Nell'anno 1357 Bernaḅ mirava al possesso di Reggio e per assalire i Gonzaga, fece costruire una bastia (fortino trincea). Ben presto i Gonzaga si  affrettarono ad assalire i Visconti a Castiglione delle Stiviere. 

I Visconti vennero sconfitti ma non s'arresero, costituirono dei corpi armati per proseguire la guerra e riuscirono a rovesciarne le sorti. In questa circostanza il comandante del castello di Governolo, per una notevole quantità d'oro, trad́ i Gonzaga e lascị che il castello cadesse nelle mani dei Visconti.

Questo malvagio episodio permise ai milanesi di impedire la navigazione verso la città.

E' evidente che in questa situazione Luigi Gonzaga era angosciato dalla perdita della preziosa fortezza di Governolo aggravata dalla quasi contemporanea perdita di quella di Borgoforte, ma non si arrese.

Per spiare i Visconti a Governolo, fece travestire Claudio Aliprandi da contadino con un carico di meloni da vendere. Conosciuta la situazione delle forze nemiche a Governolo, prosegú per Ferrara per chiedere aiuto agli Estensi.

Mentre Feltrino Gonzaga si asserragliava in Reggio, Luigi ebbe delle trattative di pace con i Visconti.[1]

Il Bertazzolo attribuisce a Galeazzo Visconti la costruzione del castello[2] dal quale deriverebbe il nome attuale della torre di Galliano.

Successivamente Ugolino Gonzaga riusć a conquistare la stima di Luchino tanto da poter sposare Caterina, nipote del Visconti. In questo modo riusć a riscattare i castelli di Revere, di Sermide e si presume anche quello di Governolo.

 

[1] F. AMADEI, Op. Cit., VOI. 1, pagg. 554-555; « 1 castelli dei Gonzaga », ed. Rusconi, 1983, pag. 49.
[2] G. BERTAZZOLO, Vita di San Leone Papa e di Attila flagello di Dia, ristampo del 1727, pag. 5.