VIA TEUTONICA
ovvero la strada del Sacro Romano Impero di nazione germanica

di Alberto Compagnoni

L'artefice del toponimo di "Via Teutonica" fu Ottone I, questo grazie a due scelte fondamentali: la prima fu stabilire la collocazione della via che dal passo del Brennero conduce a Roma; la seconda di affidarne il controllo ad Adalberto Atto di Canossa, investendolo così di una Marca che si estendeva da Verona fino alle porte del Lazio.


Indice

1. Fonti
2. Il tracciato
3. L'itinerario
4. Storia
5. L'acquisizione delle aree interne al Po interessate dal passaggio della Via Teutonica
6. Siti di posta
7. Basi logistiche
8. Eventi storici
9. Note
10. Bibliografia

FONTI

La strada é citata in due documenti, contenuti sia nel Liber Grossus Antiquus Comuni Regii che nel Libro VIII degli Statuti Bonacolsiani: si tratta un patto sottoscritto tra i comuni di Reggio Emilia e di Mantova, la Regula Padi, nel quale oltre a pattuire l'importo del pedaggio per la fruizione della via si dispongono agli abitanti di Pegognaga, Gonzaga, Bondeno de Roncoris, e Bondeno Arduino le norme per la manutenzione e la sicurezza della strada Teutonica.
Nel primo, datato 31 dicembre 1184, si legge "Strata Teutonicorum ordinetur"; nel secondo, del 9 giugno 1257, si legge invece "Item quod stracta Teutonicorum ordinetur et fiat et assecuretur per urunque comune". Essa é anche citata nella Bolla di Anastasio IV del 1153 in favore del monastero di Brescello.

IL TRACCIATO

Il tracciato della Via Teutonica, anche detta Via Imperiale, può essere considerato un'integrazione tra le vie consolari romane con le antiche rotte commerciali etrusche; nel tratto tra il Brennero e il Po fu scelta la via consolare romana Claudia Augusta dopodiché, invece di proseguire il tragitto consolare della Via Emilia e della Via Flaminia, fu scelta di servirsi di un'antica rotta commerciale Etrusca che da Brescello conduceva al passo appenninico del Cerreto e prosegue poi fino a Lucca.

L'ITINERARIO

Dalla val D'Isarco la Via Teutonica scendeva a Bolzano e seguiva il corso dell'Adige fino a Verona; si dirigeva poi a sud attraversando Isola della Scala, Nogara e Gazzo Veronese per giungere infine a Santa Maria in Caput Mincio, passaggio obbligato per l'attraversamento del Po. Si svolgeva successivamente all'interno della Padusa -depressione del Po - passando per S.Benedetto Po, Pegognaga, Gonzaga e Brescello, altra tappa imprescindibile, quest'ultimo, per l'attraversamento verso sud. Proseguiva poi seguendo la destra del torrente Enza fino a lambire la località di Canossa, dirigendosi poi verso Castelnovo dei Monti e quindi al passo del Cerreto.

Cartina idrografica x secolo

 

STORIA

Era l'agosto del 961 quando Ottone I, nell'imminenza di essere incoronato Imperatore, varcò le Alpi per recarsi a Pavia, dove rimase sino alla fine di dicembre (1).
La lunga sosta fu necessaria per organizzare e pianificare le necessità di quello che sarebbe presto divenuto il suo regno. Una di queste era appunto la fondazione della strada imperiale, fondamentale per attraversare le Alpi e giungere a Roma. Era necessario anzitutto assumerne il controllo, assicurarne la manutenzione e creare delle stazioni di posta fortificate nonché dotate di un ambiente adatto per ospitare l'Imperatore: un compito gravoso da affidare a persone di fiducia ma soprattutto che conoscessero bene il tragitto. Chi meglio di Adalberto-Atto signore di Canossa, avrebbe potuto assolvere tale compito? Egli aveva da tempo stabilito la sua dimora sulla via e, particolare non meno rilevante, tra i due esisteva un rapporto di collaborazione ed amicizia decennale, dal tempo in cui Ottone si recò a Canossa per incontrare Adelaide (2).

L'acquisizione delle aree interne alla depressione del Po interessate dal passaggio della Via Teutonica

In epoca medievale la viabilità sia fluviale che stradale era prerogativa della Corona. Il compito sarebbe perciò risultato agevole, ma era fondamentale affrontare la questione dell'attraversamento della depressione del Po "Padusa". Un tragitto di quaranta miglia caratterizzato da un susseguirsi di canali e isole che rendevano l'area alquanto parcellizzata; una moltitudine di piccoli poderi che Vito Fumagalli definisce: "di scarso valore economico in quanto compromessi in gran parte da foreste e paludi" (3), ma resi preziosi dal passaggio di quella strada, fonte inesauribile di cespiti. Tale peculiarità li aveva di fatto trasformati in veri e propri feudi poiché i loro proprietari - che gestivano anche il traghettamento - stabilivano autonomamente le gabelle dovute.
Erano terreni concessi tempo addietro dalla Corona a varie istituzioni religiose e la cui restituzione era indispensabile; è credibile che l'imperatore, onde evitare il malcontento, suggerì ad Adalberto di offrire come merce di scambio poderi piu estesi e fertili situati altrove.
L'acquisizione durò oltre più di un trentennio e vide l'imperatore intervenire personalmente in merito a questioni apparentemente irrisolvibili. Fu proprio grazie a questa intensa operazione che venne prodotta una grande quantità di documenti e di fonti preziose per i loro riferimenti spazio-geografici che rendono possibile una ricostruzione del tracciato della Via Teutonica e soprattutto dell'idrografia che, intorno all'anno 1000, divideva il territorio mantovano da quello reggiano; tali documenti inoltre permettono di indicare la posizione dei siti di Posta e delle basi logistiche.

Di tutti gli episodi legati all'acquisizione di questi territori ci sembra opportuno soffermarsi su tre episodi caratterizzanti e paradigmatici della complessità dell'operazione.
Il primo atto si concluse nell'ottobre del 962 quando, con una seconda permuta, il signore di Canossa si impossessa dell'isola di S.Benedetto (4). Dovettero passare cinque lunghi anni prima che il monastero di Leno si convincesse a cedere la corte di Gonzaga, località che doveva ospitare una stazione di posta imperiale.
L'abbazia bresciana era entrata in possesso di quella corte nel gennaio del 958 grazie ad un Diploma di Berengario II, e non aveva intenzione di rinunciarvi (5). Ottone I, che nel marzo del 967 si trovava a Ravenna, informato della difficile trattativa tra il signore di Canossa e l'istituto religioso convocò nella sua residenza di S.Severo le parti interessate. Fu così che il 27 aprile l'abate di Leno rinunciava tramite ad una permuta alla corte di Gonzaga e alla cappella dedicata a S. Benedetto (6).
Un altro podere la cui acquisizione presentò notevoli difficoltà fu quella denominata Ronco Episcopi, situata tra Gonzaga e Reggiolo; un punto strategico per la presenza del Bondeno - uno delle tante diramazioni del Po - che richiedeva due attraversamenti nell'arco di pochi chilometri. E' molto probabile che l'episcopato reggiano, proprietario di un sito di tale importanza, non fosse intenzionato a cederne il controllo e che solo in seguito a forti pressioni soddisfò le pretese del signore di Canossa, cedendo metà della corte in enfiteusi. Si suppone che Attone finse inizialmente di accontentarsi; una volta insediatosi sul sito, adducendo futili pretesti, invase con la forza l'altra metà. "Et in palude Cortem de Bondeno , et Corte de Ronco Episcopi. Quam ex parte Atto de Canusia per precariam tenuit, et alteram invasit" (7).
Infine come terzo episodio citiamo l'acquisizione di Brescello - altra località prescelta per il ruolo di posta imperiale - che avvenne tra il 981 e il 988, anno in cui morì Attone. Credibilmente, Brescello fu donata da Carlo Magno all'Abbatiam Medianensis situata in territorio piacentino (8). Successivamente il vescovo di Parma se ne attribui la proprietà, approfittando del caos che seguì il crollo dell'impero carolingio; Attone ne richiese piu volte una parte, invano. La situazione rimase immutata fino al 981 quando tutt'altro che casualmente fu nominato vescovo di Parma Sigifredo, nipote di Attone il quale poté infine ottenere in permuta la proprietà di Brescello (9).

SITI DI POSTA

Per determinare le località adibite a siti di posta oltre a calcolare tra loro una distanza compatibile con una tappa giornaliera; si è usato come parametro quello che attesta il passaggio dell'Imperatore o dei suoi vassalli, i Signori di Canossa. Da nord a sud rispettivamente furono scelti Nogara, S.Maria in Caput Mincio, Gonzaga e Brescello.

Il toponimo di S.Maria venne sostituito da Gubernulum, come conseguenza del suo ruolo di castrum imperiale. Il sito era collocato nella punta nord dell'isola di S. Benedetto, sulla riva destra del Polirone dove il Mincio vi sfocia. Si suppone che la decisione di Ottone di escludere il Campo Ambuleio - sinistra Po - sia dovuta ad una scelta strategica.

Castello imperiale Governolo

Castello imperiale Capo Mincio

BASI LOGISTICHE

Venne affidata ai monaci l'incombenza di garantire un servizio di sussistenza in un'area così depressa e di mantenerne il controllo.
Non appena si impossessò di Brescello, Attone vi fondò un monastero dedicato a S. Genesio (981-988). Alcuni anni piu tardi, nel 1007, il figlio Tedaldo riconoscendo l'incapacità di governare un territorio così vasto e di non poter garantirne la sussistenza, decise di fondare un secondo monastero all'estremità opposta della depressione del Po, e lo dedicò a S. Benedetto. Nel corredo patrimoniale assegnato dal Canossa al Cenobio compare, oltre ai terreni: "Tercia pars de ripa Guvernolo et tercia parte de omnibus rebus quad exeunt de rivaticode suprascripta ripa Guvernolo".
La dimostrazione che quella non fu una scelta religiosa, bensì politica, e documentata nell'atto di fondazione in cui Tedaldo dichiara di volere il monastero "esente in perpetuo da qualsiasi potestà ecclesiastica"(10).

EVENTI STORICI

Citiamo alcuni eventi storici che, oltre a testimoniare la presenza della strada Teutonica, documentano l'importanza strategica di Governolo in quanto accesso all'attraversamento del Po e di conseguenza varco per l'Italia meridionale.

Nel 805 Paolo Diacono, al seguito di Carlo Magno, sostò al Campo Ambuleio (Governolo) sulla via del ritorno da Roma e diretto a Mantova. Tale sosta gli permise peraltro di localizzare il luogo dell'incontro tra Attila e Papa Leone I, tanto da poter scrivere nell'Historia Romana che l'incontro tra i due era avvenuto nel "loco quo Mincius fluvius in Padum influit" (11).
Nel 1104 Matilde di Canossa fu informata, mentre si trovava in Francia dove aveva accompagnato Urbano II al Concilio di Clermont Ferrant, che Enrico IV stava per scendere in Italia. Senza indugio (racconta Donizone) ritornò precipitosamente. Quando fu prossima al Po, venne avvisata che l'imperatore si trovava a Nogara, dove aveva cinto d'assedio il castello. La notte stessa varcò il Po a Governolo e si rinchiuse nella sua fortezza. Quando l'imperatore ne fu informato impallidì stupefatto e decise di partire alla volta di Governolo la notte stessa.
Giunto sulle rive del Po di fronte a Governolo, trovandosi impedito l'attraversamento, dopo alcuni giorni di vani tentativi fu costretto a ritornare in Germania lasciando ovunque armi e cariaggi (12).

Nel 1526 dodicimila Lanzichenecchi attraversarono le Alpi diretti a Roma, percorrendo il corso dell'Adige. Trovando la valle sbarrata furono costretti a deviare verso ovest e scendere verso Mantova attraverso la valle del Chiese; per imboccare nuovamente la via per Roma dovevano tuttavia passare per Governolo.
Anziché seguire la strada Vicinalis presidiata da Giovanni dalle Bande Nere, Federico Gonzaga concesse loro di entrare nel Serraglio dalla porta di Curtatone dirigendosi verso Governolo (13).

Siti posta imperiali

Posizione strategica di due siti di posta imperiale.

 

NOTE

1. Vito Fumagalli, Le origini di una grande dinastia feudale Adalberto-Atto di Canossa, pag. 56
2. Ivi, pag. 80; C. Cipolla, Monumenta Novalicensia Vetustiora, II, Roma 1901, pag. 254; Donizone, Vita Mathildis, pag. 14;
3. Vito Fumagalli op. cit. pag. 20;
4. P. Torelli, Regesto mantovano doc. n°27, pag. 20; C. Manaresi, I Placiti del Regnum Italiae, n° 149, anno 962, pag. 24; I Diplomi di Berengario
5. Schiaparelli, I diplomi di Berengario II, Roma 1903, n°LXXV, pag. 207; Vito Fumagalli, op. cit. pag. 14;
6. P. Torelli, Regesto mantovano, doc. n°34, pag. 25;
7. Tiraboschi, Memorie storiche modenesi, cit. II. Modena 1793, Codice diplomatico, n°CCXXIX, pag. 50;
8. P. Torelli. Regesto mantovano, cit. 123, pag. 88; Manaresi, I, Roma, 1955, n°118, a. 906, pag. 436; Schiaparelli, I diplomi di Guido e di Lamberto, cit. n. XIX, pag. 47;
9. I. Affò, Bolla di Pasquale II, 1106, pag. 58; Cronica, pag. 48; Gina Fasoli, Monasteri padani, cit. pag. 189;
10. Arch. Di Stato di Milano, Diplomatico, Atti pagensi S. Benedetto in PoLirone; Codice diplomatico polironiano (961-125), a cura di R. Rinaldi, C. Villani, P,i. Golinelli, Bologna Patron, 1993, n. 14, pp. 96-101; Luciana Ragni, La Proprieta Fondiaria del Monastero di San Benedetto in Polirone nei sec. XII-XIII, Nuova Rista Storica, pag. 563, ed. Dante Alighieri;
11. Paolo Diacono, Historia romana XIV ed. A. Crivellucci, cit. pp. 196-197;
12. Donizone, op. cit. traduzione di P. Golinelli, L'assedio di Nogara, pp.92-93, ed. Jaca Boock; Pier D. Ori, Giovanni Perich, Matilde di Canossa, pag. 179, ed. Rusconi Libri;
13. Cesare Marchi, Giovanni dalle Bande Nere, pp. 207-209; Archivio Storico Italiano, serie 5°tomo II, 1888;

 

BIBLIOGRAFIA

Vito Fumagalli, Le Origini di una Grande Dinastia Feudale Adalberto-Atto di Canossa ed. Max Niemeyer VERLAG TUBINGEN;
Mario Vaini, Dal Comune Alla Signoria, Mantova dal 1200 al 1328, Istituto di Storia Economica commerciale L. Bocconi ed. Franco Angeli;
Giuseppe Sissa, Storia di Pegognaga;
Alberto Compagnoni, Governolo Incrocio fra Po e Via Teutonica, editoriale Sometti;
A. Compagnoni, ATTILA Passaggio a Sud-Ovest, editoriale Sometti;
A. Compagnoni, Governolo e il Po, ovvero la storia di un imbroglio scientifico, E. Lui Editore;

 

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