Studio storico dell'antico corso del Mincio

(tratto da Claudio Gobbetti "Governolo: un viaggio nella storia" p. 23 - 26) /font>

 

Egidio Azzi così descrive il nostro fiume:

« Il Mincio, fiume della Lombardia, nasce con il nome di Sarca dalle pendici orientali dell'Adamello, scorre attraverso la parte settentrionale delle Giudícarie e si getta nel lago di Garda 4 Km. a sud-est di Riva. Esce poi da questo lago presso Peschíera, col nome di Mincio; si apre presso Mantova in tre laghi: Superiore, di Mezzo, Inferiore. Uscito dal lago Inferiore, percorre 22 Km., quindi si getta nel Po presso Governolo. Il suo percorso complessivo è di Km. 192, di cui 66 col nome di Mincio. Prima dei lago di Garda è impetuoso, in seguito (dopo Mantova) è navigabile... ».

Per quanto riguarda l'antico corso del Mincio, sono molti gli autori che hanno tentato di affrontare questo studio. Fra essi lo studioso prof. Ercolano Marani, il quale mostra in maniera abbastanza convincente che il Mincio è sempre sfociato nel Po. Per parecchi secoli si è ritenuto che in età romana il Mincio sfociasse nel Fissero il quale unendosi al fiume Tartaro sboccava nel mare Adriatico, senza quindi diventare affluente del Po. Secondo Marani il più vecchio accenno alla presunta antica indipendenza del Mincio dal Po fu dell'Aliprandi, criticato come autore troppo influenzato dalle dicerie popolari e forse dalla sua stessa fantasia. Lo studioso mostra come provenga dall'Aliprandi l'analoga e più approfondita affermazione del noto ingegnere secentesco Gabriele Bertazzolo, dal quale poi dipenderanno tutti gli altri autori, anche i più recenti. Il Marani sottolinea l'analogia di certe frasi costruite dal Bertazzolo, in stretta armonia con l'Aliprandi. Il Bertazzolo poi, vanterebbe una scoperta tratta da un'antica scrittura scolpita in una torre presso Ostiglia. La lapide, per il crollo della torre nel 1450, fu smarrita nel Po. Il Bertazzolo, però, riuscì a farsi cedere, da un vecchio astrologo, una copia manoscritta della preziosa iscrizione. La lapide dimostrava come un ordine del Senato e del popolo romano avesse fatto realizzare dal magistrato Quinto Curio Ostilío (colui che avrebbe dato il nome al paese di Ostiglia) la deviazione artificiale del Mincio nel Po (cfr. la trascrizione e traduzione della lapide in C. Gobbetti "Governolo un viaggio …" p. 161). Il Bertazzolo quindi avrebbe sostenuto quanto affermato dall'Aliprandi: la deviazione in Po nell'età romana, cioè prima dell'incontro di Attila con S. Leone Magno.[1]

Il Marani nell'affermare che il Mincio è sempre sfociato nel Po si rifà all'autorità dei grandi geografi del mondo classico i quali insistono sul fatto che il Mincio sboccava nel Po come oggi:

a) Strabone « il fiume Mincio ... l'Adda ... il Ticino "pantes deeis ton Pàdon syrréusi" (tutti codesti confluirono nel Po) » (Geograíìa lib. IV cap. VI, 12; pag. 174 vol. 1 nella edizione curata da Muller e Dubner, Paris, 1.853-77);
b) Plinio il Vecchio fra gli affluenti del Po non trascura il Mincio (Naturalis I-fistoria, lib. Il 1 1 6; pag. 251, vol. 1, nella ediz. curata da Sillig, Lipsia, 1.831 );
c) Tavole dell'età imperiale della geografia di Tolomeo nella tavola VI dell'Europa il Mincio ha un corso simile all'attuale terminante nel Po. (Tabula VI Euiopae, ad es ' nell'edizíone di Venezia del 1562; Geographia CI. Ptolemaci Alexandrini, apud Vincentium Valgrisium).

A questo punto il Marani ci presenta la problematico questione di dove esattamente fosse l'antico punto di confluenza del Mincio col Po. I documenti medievali mostrano indifferentemente che il Mincio sfocia nel Po o nel Lirone (Torelli R.M.: 1 ottobre 997 n. 255; 4 maggio 1.101). E' da precisare che Larione era l'attuale denominazione locale di un ramo del Po. Essa coincideva con il corso che segue oggi il fiume mentre il corso principale era quello che ora viene denominato Po vecchio, con alveo ora quasi asciutto.
Più incerto è il luogo esatto dell'incontro dei due fìumi. Oggi avviene a Km. 1,5 da Governolo. Il Marani fa notare che in alcuni documenti (Torelli R.M.: 13 agosto 1096 n. 121; - 22 febbraio 1159 n. 309) Governolo viene citata come luogo di esazione daziaria per le imbarcazioni del Po arrivando alla conclusione che il paese sorgeva sulle rive del Po Larione e non su quelle del Mincio. A tale proposito avanza due ipotesi.
La prima (avvalorata dal documento dell'anno 1109, Torelli R.M. n. 144) suppone che il villaggio del periodo matildico fosse stato abbattuto e ricostruito a distanza. La seconda suppone l'esistenza di una larga ansa del Larione la quale bagnava Governolo dove ora vi è l'ultimo tratto dell'alveo del Mincio che sfocia in Po.[2] E' interessante osservare come nel 1231 un documento mostra la foce del Mincio situata presso Governolo (Atti e memorie dell'Accademia Virgiliana, vol. 1, parte 1, 1908, pag. 68). Altra conferma viene data dalla «Divina Commedia» (Dante, Inferno canto XX). Vedi anche articolo Antico percorso del Mincio in C. Gobbetti "Passeggiando lungo il Mincio" p. 76

[1] G. BERTAZZOLO, Op. Cit. « Il discorso sul Sostegno... », pag. 34. La tesi del Bertazzolo fu accettata senza discussioni dagli storici del settecento: F. Amadei (« Cronaca Universale della città di Mantova », Vol. 1, pagg. 94-95); F. Tonelli (« Nelle Memorie di Mantova », 1777, pagg. 173-180); Giovan Battista Visi «< Notizie storiche della città e dello stato di Mantova », 1781, Vol. 1, pag. 283. Lo stesso Visi si contraddice a pag. 95 in quanto sembra ammettere che il Mincio nell'evo antico sfociasse nel Po); G. Filiasi (« Memorie storiche dei Veneti », 1796-98, Tomo 1, pagg. 26-27, 145, 171, 232, 275, 283; Tomo III, pagg. 100-101, nella carta dell'antica idrografia il Mincio è disegnato scorrente al mare nell'alveo che ora è il Fissero e il Canal Bianco). Fra gli storici dell'ottocento: G. Lodi; E. Paglia (« Saggio di studi naturali sul territorio mantovano », 1879, pagg. 266-267) [2] MARANI, Appunti sull'ambiente lacustre di Mantova fra l'antichità e il medioevo, pagg. 9-17. Estratto da « Bollettino Storico Mantovano » a. V, n. 17-18, Mantova gennaio-giugno 1960.

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