Govèrnolo, 18 luglio 1848 Relazione storica
a cura
del dr. Mario Villa
(Torino) |
Durante il mese
di giugno 1848 le truppe austriache riconquistano il Veneto, liberandolo
dalle truppe pontificie e dai numerosi gruppi di volontari.
Il
feldmaresciallo Radetzky decide di utilizzare le
migliaia di uomini non più impegnati in assedi e
battaglie per formare un nuovo corpo d'armata, il 4°. Tale corpo si
forma a Legnago e dintorni; suo compito sarà,
sbucando da Govèrnolo, di colpire l'ala destra
dell'esercito piemontese e, unitamente alla guarnigione di Mantova,
respingerlo verso Goito, come già avvenuto il 29 maggio con i tosco-napoletani. L'11 luglio suo comandante è il general maggiore
von Culoz e le sue truppe
comprendono: - brigata general
maggiore principe Francesco Liechtenstein (3.400
uomini) 2° battaglione reggimento confinari Banato
tedesco n. 12 1° e 2° battaglione reggimento di fanteria Haynau
n. 57 2 squadroni reggimento ulani arciduca Carlo n. 3 batteria d'artiglieria a piedi n. 6 metà (3 pezzi) batteria d'artiglieria a cavallo n. 9 - brigata general
maggiore conte Augusto Degenfeld (3.600 uomini) 1° e 2° battaglione reggimento di fanteria Nugent
n. 30 1° e 2° battaglione reggimento di fanteria principe Emilio n. 54 2 squadroni reggimento ulani Imperatore n. 4 batteria d'artiglieria a piedi n. 13 - brigata colonnello conte Draskovich (ad interim) (2400 uomini) 1° battaglione 2° reggimento confinari Banale n. 11 1° e 2° battaglione reggimento di fanteria Piret
n. 27 batteria d'artiglieria a piedi n. 17 - riserva (600 uomini) metà (3 pezzi) batteria d'artiglieria a cavallo n. 9 2 pezzi batteria d'artiglieria pesante n. 6 batteria razzi n. 7 riserva di munizioni 2 squadroni reggimento dragoni Boyneburg n.
4. Il primo,
imprevisto, compito per le truppe è di soccorrere l'isolata guarnigione di
Ferrara, a corto di viveri. Nella notte fra
il 12 ed il 13 luglio si avvia a Ferrara Senza problemi,
varcherà il Po a Ficarolo, Occhiobello
e Polesella. Le restanti
truppe del 4° corpo d'armata si concentrano a Nogara
il 14 luglio e nel giorno seguente il general
maggiore von Culoz entra
in Mantova per concordare le future operazioni con il governatore, generale
di cavalleria Gorzkowski. In questo periodo
l'esercito del re Carlo Alberto di Savoia ha ripreso le attività,
avvicinandosi ad ovest di Mantova il 13 luglio con la 2° divisione. Nei giorni
seguenti questa sarà rinforzata da truppe lombarde, mentre le zone ad oriente
e prossime alla città verranno occupate dalle
brigate Guardie, Piemonte, Aosta e Cuneo. Avuta notizia di
queste operazioni, il generale Gorzkowski ordina al
principe Liechtenstein di retrocedere su Govèrnolo e, per proteggere l'importante luogo, il 15
luglio vi manda una compagnia di fanteria, mentre altri distaccamenti vigilano
lungo il Mincio, tra Mantova ed il paese. Il giorno dopo a
queste truppe subentrano altre, appartenenti al 4° corpo d'armata: una compagnia del 1° battaglione del 2° reggimento confinari Banale n. 11
occupa Formigosa, altre tre dello stesso reparto entrano
in Govèrnolo con 4 pezzi della batteria
d'artiglieria a piedi n. 17, scortati da un drappello del reggimento ulani
arciduca Carlo n. 3. I confinari sono
contadini-soldato che, in cambio della terra loro concessa, hanno l'obbligo
di difendere i confini tra l'impero austriaco e quello ottomano.
Appartengono alla fanteria leggera, indossano pantaloni attillati, il loro
copricapo è cilindrico; quelli del 2° reggimento Banale n. 11 hanno mostrine e filettature cremisi e bottoni bianchi. Sono
slavi d'Illiria; in patria la loro guarnigione si
trova a Petrinja e fanno parte del comando generale
di Banal, come il 1° reggimento n. 10, che si
differenzia per i bottoni gialli. Le 4 compagnie a
difesa del Mincio sono agli ordini del maggiore Gerone
Rukavina, nativo di Vidovgrad;
le
altre 2 compagnie del battaglione sono entrate in Mantova il 16 luglio,
aggregandosi alla guarnigione. Gli ulani
arciduca Carlo sono slavi della Galizia; il loro
caratteristico copricapo (czapka) è rosso
scarlatto, gialli sono i bottoni dell'uniforme. Il drappello governolese è agli ordini del sottotenente principe Taxis. L'artiglieria
comprende uomini di varie nazionalità; il reparto in Govèrnolo
è comandato dal tenente Franz e si compone di 2
cannoni con proiettili pieni da Il passaggio
della colonna Liechtenstein a sud del Po è stato
subito segnalato dalle allarmate popolazioni al quartier
generale piemontese. Questo decide d'intercettare tale
colonna nella zona ferrarese e per questo è incaricato il tenente
generale Eusebio Bava, comandante del 1° corpo d'armata. Il 16 luglio
riunisce a Goito varie truppe già stanziate a Roverbella
e Marengo: - brigata Regina (maggior generale Ardingo
Trotti), composta dai reggimenti di fanteria 9° (colonnello cav. Lorenzo Dinegro)
e 10° (colonnello cav. Nicola Abbrate); - 1° compagnia del 2°
battaglione bersaglieri (già 2° antica; capitano Giuseppe Lions),
alla quale sono aggregati una ventina di volontari liguri (capitano avv.
Luigi Corsi); - 6° batteria d'artiglieria da battaglia
(capitano Federico Serventi); - 2° batteria
d'artiglieria a cavallo (capitano cav. Demetrio Della Valle); - reggimento Genova cavalleria (colonnello cav. Flaminio Avogadro di Valdengo). Pernottato a Castellucchio, la colonna raggiunge
Borgoforte il 17 ed apprende che le truppe di Liechtenstein hanno riattraversato il Po, dopo aver
ricevuto ordine in proposito nel mattino del 15. Per non tornare a mani vuote dalla spedizione, il generale Bava decide di
raggiungere Govèrnolo, espugnare la posizione e
completare l'accerchiamento di Mantova. L'operazione non può avere successo con il solo attacco da occidente, perchè il
paese è difeso da un fiume inguadabile e le truppe
piemontesi non hanno equipaggio da ponte. Bava decide di
attaccare da ovest, ma con lo scopo di concentrare su di lui l'attenzione dei difensori, mentre bersaglieri e volontari, sbarcati
oltre la confluenza del Mincio nel Po, dovranno assalire l'avversario sul
fianco sinistro e calare il ponte levatoio, consentendo al resto delle truppe
d'invadere il paese. Due tra le più
grandi imbarcazioni riunite dall'ing. Eulogio Zanardi
per il passaggio del Po accolgono gli uomini di Lions
e Corsi. Questi hanno avuto dalla guardia civica di Borgoforte
alcuni tamburi, così da simulare, dopo lo sbarco, l'avanzata di grossi
reparti di fanteria. Con il loro
carico ben nascosto le imbarcazioni iniziano la discesa del fiume, mentre il
resto delle truppe lascia Borgoforte verso le 6 del
mattino. Dopo un breve
tratto di cammino il generale Trotti, con il 10°
fanteria e la seconda metà (3° e 4° sezione) della 6° da battaglia (tenente
Demetrio Felice Spalla), segue la strada di Bagnolo S. Vito, dirigendosi
all'argine del Mincio; il resto della colonna prosegue sulla strada presso il
Po. All'altezza di Correggio Micheli il generale Bava suddivide ancora le sue truppe: due battaglioni del 9° fanteria e la 1° sezione della 6° da battaglia
(tenente Antonio Sangiorgio) seguono la via che li
porterà dirimpetto a Govèrnolo; in coda ci sono la
2° batteria a cavallo ed il reggimento Genova cavalleria; la
colonna di destra comprende un battaglione del 9° fanteria e la sezione della
6° da battaglia comandata dal tenente cav. Paolo Biandrà
di Reaglie. Dovrà seguire la strada che si avvicina
a Govèrnolo da sud, presso l'argine. Precedono la
colonna del generale Trotti la 1° compagnia
cacciatori del 10° fanteria (capitano Marchina), seguita dalla 1° granatieri.
Sono queste due compagnie le prime a sparare contro i confinari alla destra
del Mincio, che subito ripassano il fiume, alzando il ponte levatoio. Sono circa le 10,30 quando le tre colonne piemontesi si approssimano a Govèrnolo. Mentre Genova
cavalleria e la 2° batteria a cavallo fungono da riserva, gli altri reparti
iniziano a schierarsi lungo gli argini. Protetta da questi, l'avanguardia del
10° fanteria inizia a sparare contro l'avversario oltre il fiume; poi
intervengono i cannoni della colonna Trotti. I loro primi colpi sgombrano dai
confinari le finestre delle case prossime al ponte; altri raggiungono i pezzi
austriaci che sparano a mitraglia contro i fanti sugli argini. Nel duello
intervengono i restanti pezzi della 6° da battaglia; una granata piemontese
scoppia accanto al pezzo vicino al ponte: restano colpiti 6 cannonieri, gli
altri fuggono. Il recupero del pezzo è impossibile per il fuoco avversario ed
i cavlli necessari scarseggiano; alcuni sono
feriti, altri lo saranno, diventando una decina a fine combattimento. Il fuoco dura da
quasi un'ora quando si odono i ripetuti squilli
delle trombe dei bersaglieri. Sbarcati senza problemi e percorso celermente
l'argine, ora corrono verso le case, disorientandone i difensori. Seguiti dalle
grida di gioia dei compagni al di là del fiume,
bersaglieri e volontari entrano in paese ed il tenente Luigi Testa, con
alcuni soldati, si dirige al ponte, fra gli spari. Dopo qualche istante e con
l'aiuto del governolese Comini,
il ponte levatoio viene calato. La fanteria non indugia ad
attraversarlo, poi tra questa si fa largo il 1° squadrone di Genova
cavalleria (capitano cav. Carlo Bracorens de Savoiroux). Seguito dal resto del reggimento, percorre
sciabolando la strada verso Mantova, sulla quale fuggono i nemici, colpiti a
mitraglia dalla 6° batteria. Entra in paese
anche una sezione della 2° a cavallo ed i serventi, operando come cavalleria,
catturano una decina di avversari. Intanto i
fuggitivi si raggruppano verso Il tenente Franz riesce ad allontanarsi con i 2 pezzi d'artiglieria
rimastigli, seguito dalla cavalleria e dai carri di munizioni. L'ostacolo del canale e dello stretto varco fa indugiare Genova
cavalleria, a tiro di fucile dai confinari. Poi alcuni ufficiali
galoppano verso il ponticello: restano uccisi il sottotenente Giacinto Silvio
Appiotti ed il tenente Rodolfo Gattinara di Zubiena, è gravemente ferito il tenente Edoardo Brunetta
d'Usseaux. Il loro
sacrificio non è vano; altri cavalieri superano il ponticello ed il loro urto
costringe gli ultimi difensori alla resa. La battaglia è
durata un'ora e mezza; restano in mano piemontese 2 pezzi d'artiglieria, la
bandiera di battaglione del 2° Banale, vari oggetti e cavalli e 360 uomini,
compresi 6 ufficiali confinari: maggiore Gerone Rukavina,
ferito; tenenti Matteo Ergottic e Giovanni Sivkovich; sottotenenti Michele Bach, Giovanni Cernko ed Ermanno Saponga. Tra morti e
feriti gli austriaci hanno perso 60 uomini. Le perdite
piemontesi sono di 12 morti e 33 feriti, alcuni dei quali non sopravviveranno. Giunta Per la brillante
condotta dell'operazione ed il suo felice esito, le truppe piemontesi avranno
assegnate il 23 luglio, con l'ordine del giorno n.
26 stilato a Marmirolo, le seguenti ricompense: 5 promozioni, 1
croce di cavaliere dell'ordine dei SS. Maurizio e
Lazzaro, 1 medaglia d'oro, 48 medaglie d'argento e 46 menzioni onorevoli. Anche il feldmaresciallo Radetzky non
dimentica i suoi valorosi soldati e, fra le varie decorazioni concesse
ci sarà una medaglia d'argento di 2° classe per il sottocaporale Paolo Mikich dei confinari, che ha colpito uno degli ufficiali
del Genova cavalleria. Mario Ercole Villa, Torino 5 luglio 2007 |
Bibliografia 1) Anton Edlen von Hilleprandt "Der Feldzug in Oberitalien im Jahre 1848" Wien 1867 Druck und Verlag von Carl Gerold's Sohn 2) E.(duard) S. (tager)
(Edler von) W.(aldburg) "Ereignisse
in der Festung 3) (Alexander Troubetzkoi) "Campagnes du feldmaréchal comte Radetzky dans le nord de l'Italie en 1848-49" Paris Furme
et C.ie Libraires-Editeurs
1854 4) "Kriegsbegebenheiten bei der kaiserlich-Osterreichischen
armee in Italien von 13. Juni bis 9. August 1848" III Abschnitt. Wien Aus der kaiserlich-koniglichen 5) L. F. Grull "Feldzug
der k.k. osterreichische Armee in Italien im Jahre
1848" Wien,
1860 Druck und Verlag der typografisch-literarisch-artistichen
Anstalt 6) "Tagebuch eines
in Italien im Jahre 1848 gefangenen osterreichischen Offiziers" Zweiter Band 7) Comando del corpo di
Stato Maggiore - Ufficio storico "Relazioni e
rapporti finali sulla campagna del 1848 nell'Alta Italia" vol.
I Lab. tip. del
comando del corpo di Stato 8) Mario Zannoni "L'Esercito Austriaco nel 1859" Editrice Militare Italiana 1988 Milano 9) Alan Sked "Radetzky e le armate imperiali - L'impero d'Austria e l'esercito asburgico nella rivoluzione del 1848" Società editrice il Mulino Bologna 1983 10) "Il Risorgimento" (giornale di Torino) 16 marzo 1848 Per approfondire le vicende italiane della 1° guerra d'indipendenza una fonte molto utile si trova nella biblioteca veronese di via Cappello. Si tratta di 8 volumi che raccolgono una trentina di pubblicazioni e dal titolo: "1848-49 - La guerra in Italia narrata dagli stranieri". |