Fra le diverse proprietà delle quali il Marchese Tedaldo
arricchì il monastero di Polirone, viene menzionato Casale Barbato,
ovvero quel territorio delimitato dal canale Fissero e dal canale
Allegrezza.
Lo studio di Marco Maria Farina attraverso le carte degli
archivi reggiani translitterati dal Torelli, mostra che la concessione
di 5 uomini da parte di Tedaldo al monastero, per una estensione
di terreno pari a 700 iugeri (circa 175 ettari), fa supporre
che il territorio dovesse essere occupato da boschi e paludi,
una minima parte da terreno arativo e ancora meno da quello
coltivato a vite.
A Casale vi erano due chiese: quella di S. Lorenzo
e quella battesimale di S.Maria. La prima dovrebbe essere di
poco successiva al 1.007 ed è quella che viene citata nel documento
imperiale del 1037.
Dopo circa 70 anni (nel 1105) nella bolla di Papa
Pasquale Il compare oltre alla cappella di S. Lorenzo, quella
battesimale di S. Maria.
Gli studi del Marani, come afferma il Farina, fanno supporre
che tra il 1007 e il 1037 fosse stata costruita la chiesa di
S. Lorenzo per le celebrazioni battesimali e che fosse stata
poi costruita per questa necessità, una chiesa più idonea dedicata
a S. Maria.
Quella di S. Lorenzo fu ridotta a semplice oratorio.
Una preziosa notizia tratta dall'elenco dei beni confermati
da Papa Pasquale Il a Polirone parla, oltre che della chiesa
di S. Lorenzo e di S. Maria lasciati da Matilde di Canossa,
anche di un castello.
Casale era dunque fortificato per difendersi dagli uomini
e dalle bestie feroci che vivevano nei boschi circonvicini.
Una testimonianza della vetustà di questo borgo è la presenza
della torre romanica oggi esistente a Casale presso la chiesa
dedicata a S. Biagio."[1]
[1]
Tesi di laurea di Marco Maria Farina, Università degli Studi
di Bologna, facoltà di Lettere e Filosofia: « Gli Enti Ecclesiastici
mantovani dipendenti dall'abbazia di S. Benedetto di Polirone
nei secoli XI XII », Anno Accademico 1978-79.